Fioretti di San Luigi
Maria Grignon
Consola
la mamma
Quando la mamma aveva dei dispiaceri familiari, il piccolo Luigi le si avvicinava e la consolava. Stava anche attento a non far inquietare il padre, tanto facile ad irritarsi: il signor Grignion ebbe a dichiarare, più tardi, che il figlio non gli aveva mai mancato di rispetto. Era ancora bambino e nutriva già un amore grandissimo verso la Madonna. Gioiva al solo parlarne o sentirne parlare. La chiamava con filiale amore "sua cara Madre". In ogni momento la invocava e ne otteneva grazie specialissime. Si sforzava già di compiere tutte le sue azioni in unione con Maria per meglio piacere a Gesù.
Verso i poveri
Tutti in collegio ammiravano la sua carità alla quale era stato educato da un santo sacerdote di nome Bellier. Quest' uomo di Dio, cappellano dell' ospedale generale di Rennes, aveva pensato di mettere a profitto della carità le ore libere di cui disponevano gli studenti. Li radunava in casa sua per formarli alle opere di apostolato e poi li inviava, a gruppi di due o tre, all' ospedale generale o all' ospizio degli incurabili. Essi dovevano rendere ogni sorta di servizi agli ammalati, spiegare loro il catechismo e fare delle buone letture.
Luigi era il primo nella pratica di questi doveri. Sua madre, che d' altronde gliene dava l' esempio, fu particolarmente felice un giorno di incontrare all' ospizio una povera donna che le disse: "Lo sa, signora, che è stato suo figlio a farmi ricoverare in questo luogo, facendomi portare su questa sedia?"
Ecco un mio e vostro fratello
Invece di ricercare divertimenti frivoli e pericolosi, egli serviva i poveri ed ebbe, sin d' allora, tanto affetto per loro che durante tutta la sua vita si circondò di poveri e d' infermi, distribuendo loro tutto ciò che riceveva. Tra gli studenti del collegio ve ne era uno tanto povero e mal vestito da essere oggetto di burla da parte dei compagni. Luigi, soffrendo nel vederlo così disprezzato, iniziò una colletta tra i compagni per comprargli un vestito nuovo. Ma no bastando la somma raccolta, condusse il compagno da un negoziante di stoffe. "Ecco un mio e vostro fratello - gli disse -; io ho raccolto tra i compagni quel che ho potuto per rivestirlo convenientemente, se non basta pensate voi alla differenza". Il negoziante, commosso da tanta virtù, fece quanto gli si chiedeva e il povero studente non fu più oggetto delle derisioni dei compagni.
Disappunto a carnevale
Amico dello studio e delle utili occupazioni, detestava il perditempo, le feste mondane e le mascherate. Una sera di Carnevale, mentre il pasto terminava allietato da una innocente allegria, entrò nella sala un giovane, mascherato, che si mise a provocare i presenti con scenette, motti ed arguzie. Luigi si alzò subito da tavola, abbandonò la compagnia e mostrò il suo scontento fino a piangerne. La sua purezza aveva orrore dei divertimenti pericolosi. Egli derivava questa estrema delicatezza dalle sue conversazioni con Padre Gilbert, suo professore, uomo di virtù e di talento, che morirà missionario nell' isola di Guadalupe, e soprattutto dalla sua grande devozione a Maria.
In cammino verso Parigi
Al colmo della gioia e con l' animo pieno di fiducia nella Provvidenza e d' amore per la povertà, decise di partire a piedi portando con sé lo stretto necessario. I suoi genitori insistettero per fargli accettare un po' di biancheria, un abito nuovo e la modesta somma di 10 scudi. Per compiacerli accettò. Suo zio e uno dei fratelli lo accompagnarono per un tratto di strada, fino alla periferia di Rennes. Lì, il giovane Grignion abbracciò l' ottimo zio sacerdote, che l' aveva ospitato in casa, diede a suo fratello alcuni buoni consigli, poi si separò da loro. Prendendo in mano il rosario, si avviò allegramente attraverso i dissestati e fangosi sentieri, che allora in Bretagna tenevano luogo di strada.
Più povero di un povero
Fatta un po' di strada, ben presto gli si accostarono dei cenciosi mendicanti ed egli sentì il bisogno di alleggerirsi. Ad uno diede il suo abito nuovo di ricambio, ad un altro fece dono dei dieci scudi; con gli stracci di un terzo cambiò persino l' abito che indossava. Allora, sentendosi veramente povero, si buttò in ginocchio e, rivolto a Dio, come il
Poverello d' Assisi, esclamò: "Ora, o Dio, con tutta verità ti posso dire: Padre nostro che sei nei cieli" e fece voto di non possedere mai nulla. Libero di tutto, ricco solo di una grande fiducia nella divina Provvidenza, Luigi Maria proseguì la sua strada, mendicando il pane e l' alloggio, cosa che gli procurò umilianti rifiuti, a causa della sua
giovane età e prestanza fisica.
Amore fraterno
Un giorno non gli rimanevano che trenta soldi; lo accostò una povera donna e gli narrò le sue miserie."Quanto ti occorre?" - le chiese. "Trenta soldi" - rispose la donna, ed egli le cedette il suo ultimo scudo. Un' altra volta aveva ricevuto un abito nuovo, fatto confezionare proprio per lui.
Prima ancora di indossarlo lo donò ad un altro seminarista più povero di lui, insieme ad altri capi di vestiario ricevuti in dono. Un' altra volta ancora è sua madre che gli manda un vestito, ma egli lo cede ad un sacerdote bisognoso e prende in cambio quello fuori uso portato dal poveretto.
Nel seminario di s. Sulpizio
Ristabilito in salute, venne accolto nel reparto più povero del seminario di s. Sulpizio dove, grazie alla munificenza di una pia signora, potè continuare i suoi studi. La fama delle sue virtù cominciava ormai a diffondersi. Perciò quando Luigi Maria Grignion fece il suo ingresso nel seminario di s. Sulpizio, la comunità venne invitata a cantare, per ringraziamento, il "Te Deum". Un fatto davvero inusitato!
In questa casa esemplare, il suo amore verso la Madonna aumentò ogni giorno di più. Parlava di lei con gioia durante la ricreazione, destando l' ammirazione di tanti suoi compagni. Diffuse in mezzo a loro la consacrazione a Gesù per mezzo di Maria. Grande felicità gli procurò l' incarico di ornare l' altare della Cappella della Madonna. I suoi
direttori però misero alla prova la sua obbedienza che fu trovata perfetta. La virtù di un uomo si giudica anche da questo segno.
Contro la cattiva stampa
Le vie della capitale erano in quel tempo meno rumorose che nei nostri giorni. La voce dei cantanti girovaghi riusciva ancora a dominare il rumore delle vetture di passaggio; erano ascoltati con molta curiosità e si faceva cerchio intorno a loro. Disgraziatamente il loro repertorio era poco raccomandabile e spesso insulso, oltraggioso e osceno. Per di più essi vendevano le loro canzoni al pubblico, inondandone tutto il quartiere. Montfort fremette alla vista di un tale scandalo. Più di una volta si avvicinò ai cantanti, comprò il blocco le loro raccolte di canzoni e le strappò sotto i loro occhi, rivolgendo ad essi parole di severo rimprovero. La stessa cosa faceva con i venditori di
cattivi libri, affermando di essere felice quando poteva impedire o anche solamente ritardare che si commettesse un peccato.
Finalmente sacerdote
Finalmente giunse il giorno dell' ordinazione sacerdotale. Il Montfort si stimava così poco degno di tanto onore che voleva ritardarne il momento. Raddoppiò le sue preghiere e la sua preparazione spirituale. Il 5 giugno dell' anno 1700 fu ordinato sacerdote e trascorse l' intera giornata davanti al sacramento dell' Eucaristia. Dopo parecchi altri giorni di preparazione, celebrò la prima Messa all' altare della Madonna, nella chiesa di s. Sulpizio. Poi non pensò più ad altro che alla salvezza delle anime per le quali Dio lo aveva chiamato. Si dedicherà totalmente all' evangelizzazione del popolo, pur dovendo superare tante prove...
I vignaioli di Vallet
Quando il missionario s' imbatteva con contadine troppo attaccati ai beni della terra, ricorreva alle pie industrie del suo zelo per indurli ad ascoltare la parola di Dio. I vignaioli del comune di Vallet, per esempio, più premurosi delle loro vigne e della vendemmia che di frequentare la chiesa, non volevano decidersi a recarsi alla missione. Il Montfort mandò allora Fratel Maturino per le vie del villaggio, suonando un campanello e cantando: All' erta! All' erta! - la missione è aperta. Venite tutti, cari amici, - venite a guadagnarvi il Paradiso! A poco a poco il villaggio si scosse e i vignaioli accorsero in massa. Giunse gente persino dai paesi vicini.
Non è un turista
Verso la metà del mese di maggio dell' anno 1706, dopo un viaggio a piedi di ben 2000 chilometri, giungeva a Roma un giovane sacerdote francese. Non era un turista, né era giunto in Italia per curiosità. Era venuto in pellegrinaggio alla tomba dell' apostolo Pietro e voleva parlare con il Papa. Si faceva chiamare semplicemente Montfort.
Ma torniamo un po' indietro e seguiamolo in tutte le peripezie del suo viaggio. Egli parte dalla Francia a piedi, da vero pellegrino; quindi niente carrozza, niente cavallo; d' altronde non ne aveva neppure la possibilità. Niente bagaglio, porta con sé solo la bibbia, il breviario, il crocifisso, il rosario e una statuina della Vergine in cima al suo bastone. Come provviste: un' assoluta fiducia nella Provvidenza. Uno studente spagnolo, diretto anche lui a Roma, gli chiede di gradire la sua compagnia. Ha in tasca trenta soldi. Il Montfort lo giudica troppo ricco e lo obbliga a regalare ai poveri il suo denaro, per attendere solo dalla Provvidenza il sostentamento di ogni giorno.
L' incontro col Papa
Arrivato il gran giorno - era il 6 giugno 1706 - il Montfort si reca al palazzo del Quirinale, sede allora della corte pontificia e, dopo le cerimonie d' uso, viene presentato al Papa al quale rivolge un indirizzo di omaggio in lingua latina. Clemente XI, che conosce la lingua francese, invita il Montfort ad esprimersi nella sua lingua materna. Egli espone al Pontefice il progetto di recarsi nei paesi lontani a predicare il Vangelo agli infedeli. La risposta del Papa è chiara e decisa: "Il tuo Zelo - gli dice - ha un campo abbastanza vasto in Francia. Non andare altrove e opera sempre in perfetta sottomissione ai vescovi, nelle diocesi dove sarai chiamato. Dio benedirà il tuo lavoro". Affascinato dalle ardite vedute della sua devozione mariana e dalla sua preparazione teologica, Clemente XI approva il suo metodo di apostolato. Gli raccomanda soprattutto di insegnare la dottrina cristiana al popolo e di rinnovare da per tutto lo spirito del vangelo mediante il rinnovo delle promesse battesimali.
Quando la mamma aveva dei dispiaceri familiari, il piccolo Luigi le si avvicinava e la consolava. Stava anche attento a non far inquietare il padre, tanto facile ad irritarsi: il signor Grignion ebbe a dichiarare, più tardi, che il figlio non gli aveva mai mancato di rispetto. Era ancora bambino e nutriva già un amore grandissimo verso la Madonna. Gioiva al solo parlarne o sentirne parlare. La chiamava con filiale amore "sua cara Madre". In ogni momento la invocava e ne otteneva grazie specialissime. Si sforzava già di compiere tutte le sue azioni in unione con Maria per meglio piacere a Gesù.
Verso i poveri
Tutti in collegio ammiravano la sua carità alla quale era stato educato da un santo sacerdote di nome Bellier. Quest' uomo di Dio, cappellano dell' ospedale generale di Rennes, aveva pensato di mettere a profitto della carità le ore libere di cui disponevano gli studenti. Li radunava in casa sua per formarli alle opere di apostolato e poi li inviava, a gruppi di due o tre, all' ospedale generale o all' ospizio degli incurabili. Essi dovevano rendere ogni sorta di servizi agli ammalati, spiegare loro il catechismo e fare delle buone letture.
Luigi era il primo nella pratica di questi doveri. Sua madre, che d' altronde gliene dava l' esempio, fu particolarmente felice un giorno di incontrare all' ospizio una povera donna che le disse: "Lo sa, signora, che è stato suo figlio a farmi ricoverare in questo luogo, facendomi portare su questa sedia?"
Ecco un mio e vostro fratello
Invece di ricercare divertimenti frivoli e pericolosi, egli serviva i poveri ed ebbe, sin d' allora, tanto affetto per loro che durante tutta la sua vita si circondò di poveri e d' infermi, distribuendo loro tutto ciò che riceveva. Tra gli studenti del collegio ve ne era uno tanto povero e mal vestito da essere oggetto di burla da parte dei compagni. Luigi, soffrendo nel vederlo così disprezzato, iniziò una colletta tra i compagni per comprargli un vestito nuovo. Ma no bastando la somma raccolta, condusse il compagno da un negoziante di stoffe. "Ecco un mio e vostro fratello - gli disse -; io ho raccolto tra i compagni quel che ho potuto per rivestirlo convenientemente, se non basta pensate voi alla differenza". Il negoziante, commosso da tanta virtù, fece quanto gli si chiedeva e il povero studente non fu più oggetto delle derisioni dei compagni.
Disappunto a carnevale
Amico dello studio e delle utili occupazioni, detestava il perditempo, le feste mondane e le mascherate. Una sera di Carnevale, mentre il pasto terminava allietato da una innocente allegria, entrò nella sala un giovane, mascherato, che si mise a provocare i presenti con scenette, motti ed arguzie. Luigi si alzò subito da tavola, abbandonò la compagnia e mostrò il suo scontento fino a piangerne. La sua purezza aveva orrore dei divertimenti pericolosi. Egli derivava questa estrema delicatezza dalle sue conversazioni con Padre Gilbert, suo professore, uomo di virtù e di talento, che morirà missionario nell' isola di Guadalupe, e soprattutto dalla sua grande devozione a Maria.
In cammino verso Parigi
Al colmo della gioia e con l' animo pieno di fiducia nella Provvidenza e d' amore per la povertà, decise di partire a piedi portando con sé lo stretto necessario. I suoi genitori insistettero per fargli accettare un po' di biancheria, un abito nuovo e la modesta somma di 10 scudi. Per compiacerli accettò. Suo zio e uno dei fratelli lo accompagnarono per un tratto di strada, fino alla periferia di Rennes. Lì, il giovane Grignion abbracciò l' ottimo zio sacerdote, che l' aveva ospitato in casa, diede a suo fratello alcuni buoni consigli, poi si separò da loro. Prendendo in mano il rosario, si avviò allegramente attraverso i dissestati e fangosi sentieri, che allora in Bretagna tenevano luogo di strada.
Più povero di un povero
Fatta un po' di strada, ben presto gli si accostarono dei cenciosi mendicanti ed egli sentì il bisogno di alleggerirsi. Ad uno diede il suo abito nuovo di ricambio, ad un altro fece dono dei dieci scudi; con gli stracci di un terzo cambiò persino l' abito che indossava. Allora, sentendosi veramente povero, si buttò in ginocchio e, rivolto a Dio, come il
Poverello d' Assisi, esclamò: "Ora, o Dio, con tutta verità ti posso dire: Padre nostro che sei nei cieli" e fece voto di non possedere mai nulla. Libero di tutto, ricco solo di una grande fiducia nella divina Provvidenza, Luigi Maria proseguì la sua strada, mendicando il pane e l' alloggio, cosa che gli procurò umilianti rifiuti, a causa della sua
giovane età e prestanza fisica.
Amore fraterno
Un giorno non gli rimanevano che trenta soldi; lo accostò una povera donna e gli narrò le sue miserie."Quanto ti occorre?" - le chiese. "Trenta soldi" - rispose la donna, ed egli le cedette il suo ultimo scudo. Un' altra volta aveva ricevuto un abito nuovo, fatto confezionare proprio per lui.
Prima ancora di indossarlo lo donò ad un altro seminarista più povero di lui, insieme ad altri capi di vestiario ricevuti in dono. Un' altra volta ancora è sua madre che gli manda un vestito, ma egli lo cede ad un sacerdote bisognoso e prende in cambio quello fuori uso portato dal poveretto.
Nel seminario di s. Sulpizio
Ristabilito in salute, venne accolto nel reparto più povero del seminario di s. Sulpizio dove, grazie alla munificenza di una pia signora, potè continuare i suoi studi. La fama delle sue virtù cominciava ormai a diffondersi. Perciò quando Luigi Maria Grignion fece il suo ingresso nel seminario di s. Sulpizio, la comunità venne invitata a cantare, per ringraziamento, il "Te Deum". Un fatto davvero inusitato!
In questa casa esemplare, il suo amore verso la Madonna aumentò ogni giorno di più. Parlava di lei con gioia durante la ricreazione, destando l' ammirazione di tanti suoi compagni. Diffuse in mezzo a loro la consacrazione a Gesù per mezzo di Maria. Grande felicità gli procurò l' incarico di ornare l' altare della Cappella della Madonna. I suoi
direttori però misero alla prova la sua obbedienza che fu trovata perfetta. La virtù di un uomo si giudica anche da questo segno.
Contro la cattiva stampa
Le vie della capitale erano in quel tempo meno rumorose che nei nostri giorni. La voce dei cantanti girovaghi riusciva ancora a dominare il rumore delle vetture di passaggio; erano ascoltati con molta curiosità e si faceva cerchio intorno a loro. Disgraziatamente il loro repertorio era poco raccomandabile e spesso insulso, oltraggioso e osceno. Per di più essi vendevano le loro canzoni al pubblico, inondandone tutto il quartiere. Montfort fremette alla vista di un tale scandalo. Più di una volta si avvicinò ai cantanti, comprò il blocco le loro raccolte di canzoni e le strappò sotto i loro occhi, rivolgendo ad essi parole di severo rimprovero. La stessa cosa faceva con i venditori di
cattivi libri, affermando di essere felice quando poteva impedire o anche solamente ritardare che si commettesse un peccato.
Finalmente sacerdote
Finalmente giunse il giorno dell' ordinazione sacerdotale. Il Montfort si stimava così poco degno di tanto onore che voleva ritardarne il momento. Raddoppiò le sue preghiere e la sua preparazione spirituale. Il 5 giugno dell' anno 1700 fu ordinato sacerdote e trascorse l' intera giornata davanti al sacramento dell' Eucaristia. Dopo parecchi altri giorni di preparazione, celebrò la prima Messa all' altare della Madonna, nella chiesa di s. Sulpizio. Poi non pensò più ad altro che alla salvezza delle anime per le quali Dio lo aveva chiamato. Si dedicherà totalmente all' evangelizzazione del popolo, pur dovendo superare tante prove...
I vignaioli di Vallet
Quando il missionario s' imbatteva con contadine troppo attaccati ai beni della terra, ricorreva alle pie industrie del suo zelo per indurli ad ascoltare la parola di Dio. I vignaioli del comune di Vallet, per esempio, più premurosi delle loro vigne e della vendemmia che di frequentare la chiesa, non volevano decidersi a recarsi alla missione. Il Montfort mandò allora Fratel Maturino per le vie del villaggio, suonando un campanello e cantando: All' erta! All' erta! - la missione è aperta. Venite tutti, cari amici, - venite a guadagnarvi il Paradiso! A poco a poco il villaggio si scosse e i vignaioli accorsero in massa. Giunse gente persino dai paesi vicini.
Non è un turista
Verso la metà del mese di maggio dell' anno 1706, dopo un viaggio a piedi di ben 2000 chilometri, giungeva a Roma un giovane sacerdote francese. Non era un turista, né era giunto in Italia per curiosità. Era venuto in pellegrinaggio alla tomba dell' apostolo Pietro e voleva parlare con il Papa. Si faceva chiamare semplicemente Montfort.
Ma torniamo un po' indietro e seguiamolo in tutte le peripezie del suo viaggio. Egli parte dalla Francia a piedi, da vero pellegrino; quindi niente carrozza, niente cavallo; d' altronde non ne aveva neppure la possibilità. Niente bagaglio, porta con sé solo la bibbia, il breviario, il crocifisso, il rosario e una statuina della Vergine in cima al suo bastone. Come provviste: un' assoluta fiducia nella Provvidenza. Uno studente spagnolo, diretto anche lui a Roma, gli chiede di gradire la sua compagnia. Ha in tasca trenta soldi. Il Montfort lo giudica troppo ricco e lo obbliga a regalare ai poveri il suo denaro, per attendere solo dalla Provvidenza il sostentamento di ogni giorno.
L' incontro col Papa
Arrivato il gran giorno - era il 6 giugno 1706 - il Montfort si reca al palazzo del Quirinale, sede allora della corte pontificia e, dopo le cerimonie d' uso, viene presentato al Papa al quale rivolge un indirizzo di omaggio in lingua latina. Clemente XI, che conosce la lingua francese, invita il Montfort ad esprimersi nella sua lingua materna. Egli espone al Pontefice il progetto di recarsi nei paesi lontani a predicare il Vangelo agli infedeli. La risposta del Papa è chiara e decisa: "Il tuo Zelo - gli dice - ha un campo abbastanza vasto in Francia. Non andare altrove e opera sempre in perfetta sottomissione ai vescovi, nelle diocesi dove sarai chiamato. Dio benedirà il tuo lavoro". Affascinato dalle ardite vedute della sua devozione mariana e dalla sua preparazione teologica, Clemente XI approva il suo metodo di apostolato. Gli raccomanda soprattutto di insegnare la dottrina cristiana al popolo e di rinnovare da per tutto lo spirito del vangelo mediante il rinnovo delle promesse battesimali.
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