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60.
Avendo fin qui detto
qualcosa circa la necessità della devozione alla Santa
Vergine, bisogna ora spiegare in che cosa essa consista; lo
farò, con l'aiuto di Dio dopo aver esposto alcune
verità fondamentali, che serviranno a illuminare questa
grande e solida forma di devozione che desidero far conoscere.
61.
PRIMA
VERITÀ:
Gesù Cristo nostro Salvatore, vero Dio e vero Uomo, deve
essere il fine ultimo di tutte le nostre devozioni, altrimenti esse
sarebbero false e ingannevoli. Gesù Cristo è
l'alpha e l'omega, l'inizio e la fine di tutte le cose. Noi non
lavoriamo - dice l'Apostolo - che per rendere ogni uomo perfetto in
Gesù Cristo, poiché è in lui solo che
abita tutta la pienezza della Divinità e tutte le altre
pienezze di grazie, di virtù e di perfezioni; è
solo in lui che noi siamo stati benedetti con ogni benedizione
spirituale; egli è il nostro unico maestro che ci insegna,
il nostro unico Signore dal quale noi dobbiamo dipendere, il nostro
unico capo al quale noi dobbiamo rimanere uniti, il nostro unico
modello al quale ci dobbiamo conformare, l'unico medico che ci
può guarire, l'unico pastore che ci può nutrire,
l'unica via che ci guida, l'unica verità che dobbiamo
credere, l'unica vita che ci fa vivere, è il nostro unico
tutto che in ogni cosa ci deve bastare. Non è stato dato
altro nome sotto il cielo, se non il nome di Gesù, dal quale
noi possiamo essere salvati. Dio non ci ha dato altro fondamento per la
nostra salvezza, perfezione e gloria se non Gesù Cristo:
ogni edificio che non sia fondato su questa solida pietra è
fondato sulla sabbia mobile e presto o tardi infallibilmente
cadrà. Ogni fedele che non è unito a lui come un
tralcio al tronco della vite cadrà, seccherà e
non sarà utile che per essere gettato sul fuoco. Se noi
siamo in Gesù Cristo e Gesù Cristo è
in noi, non dobbiamo temere alcuna dannazione; né gli angeli
in cielo, né gli uomini sulla terra, né i demoni
nell'inferno, né alcun'altra creatura può farci
del male, perché nulla ci può separare dalla
carità di Dio che è in Gesù Cristo.
Per mezzo di Gesù Cristo, con Gesù Cristo, in
Gesù Cristo noi possiamo tutto: dobbiamo rendere ogni onore
e gloria al Padre, nell'unità dello Spirito Santo, rendere
perfetti noi stessi ed essere il buon odore di vita eterna per il
nostro prossimo.
62. Se dunque voglio promuovere una solida devozione
alla Santa Vergine, non è che per promuovere in modo
più perfetto quella di Gesù Cristo e per indicare
un mezzo facile e sicuro per trovare Gesù Cristo. Se la
devozione alla Santa Vergine allontanasse da Gesù Cristo,
bisognerebbe rigettarla come una illusione del demonio; ma è
proprio il contrario, come ho già dimostrato e come
dirò ancora tra poco: questa devozione ci è
necessaria per trovare Gesù Cristo in modo perfetto, per
amarlo teneramente e servirlo fedelmente.
63.
Mi
rivolgo qui un momento
verso di te, o mio amabile Gesù, per lamentarmi
amorevolmente davanti alla tua divina Maestà del fatto che
la maggior parte dci cristiani, anche i più illuminati, non
conosce il legame necessario che c'è tra te e la tua santa
Madre: Tu, o Signore, sei sempre con Maria, e Maria è sempre
con te e non può stare senza di te, altrimenti cesserebbe di
essere quello che è; ella è talmente trasformata
in te dalla grazia, che non vive più, che non esiste
più; sei tu solo, o mio Gesù, che vivi e regni in
lei, più perfettamente che in tutti gli angeli e i beati.
Ah! se si conoscesse la gloria e l'amore che tu ricevi in questa
meravigliosa creatura, si avrebbero ben altri sentimenti per te e per
lei. Ella è così intimamente unita a te, che si
potrebbe più facilmente separare la luce dal sole, o il
calore dal fuoco; dico di più, si potrebbero separare da te
tutti gli angeli e i santi, piuttosto che la divina Maria:
perché ella ti ama più ardentemente e ti
dà gloria più perfettamente di tutte le altre tue
creature prese insieme.
64.
Detto
questo, o mio amabile
Maestro, non è incredibile e doloroso costatare l'ignoranza
e le tenebre di tante persone nei confronti della tua santa Madre? Non
parlo tanto dei non credenti, o dei pagani, che non ti conoscono e non
si curano di conoscere lei; non parlo neppure degli eretici e degli
scismatici, che non cercano di essere devoti della tua santa Madre,
essendosi separati da te e dalla tua santa Chiesa; parlo invece proprio
dei cristiani cattolici, e anche di coloro che tra i cattolici sono dei
maestri, che fanno professione di insegnare agli altri le
verità ma che non conoscono né te, ne la tua
santa Madre, se non in modo teorico, arido, sterile e indifferente.
Questi Signori parlano solo raramente della tua santa Madre e della
devozione che le si deve, perché temono - dicono - che se ne
abusi, che si renda offesa a te, onorando troppo la tua santa Madre. Se
vedono o sentono qualche devoto della Santa Vergine parlare con
insistenza della devozione a questa buona Madre, e parlarne con un
accento tenero, deciso e persuasivo, come di un mezzo sicuro senza
illusioni, di un cammino breve senza pericoli, di una via immacolata
senza imperfezioni e di un segreto meraviglioso per trovare te e amarti
perfettamente, essi gli gridano contro e gli presentano mille false
ragioni per provargli che non bisogna parlare troppo della Vergine
Santa, che ci sono gravi esagerazioni in questa devozione e che bisogna
impegnarsi ad estirparle, che bisogna parlare di te, piuttosto che
portare la gente verso la devozione alla Santa Vergine, che
è già amata abbastanza. Qualche volta li si
intende parlare della devozione alla tua santa Madre, non per
diffonderla e promuoverla, ma per contrastare gli abusi che se ne
fanno, mentre questi signori non nutrono una sentita fede,
né una devozione tenera per te, poiché non ne
hanno per Maria e considerano il Rosario, lo scapolare, la corona, come
devozioni da donnette, buone per gli ignoranti, non necessarie per
salvarsi; se poi capita loro di incontrare qualche devoto della Vergine
Santa, che ha l'abitudine di recitare il Rosario, o è
impegnato in qualche altra pratica di devozione mariana, sono capaci di
cambiargli in fretta l'atteggiamento e il cuore; invece del Rosario,
gli consiglieranno di recitare i sette Salmi; invece della devozione
alla Santa Vergine, lo esorteranno alla devozione per Gesù
Cristo. O mio amabile Gesù, queste persone hanno forse il
tuo spirito? Ti fanno piacere quando agiscono in questo modo? Ti
può piacere lo sforzo di non piacere alla tua santa Madre,
pensando che questo ti dispiaccia? La devozione alla tua santa Madre
impedisce forse quella verso di te? Conserva ella forse per
sè l'onore che le si rende? Oppure fa parte a sé?
E' forse un'estranea, in nessun modo legata a te? Ti dispiace se si
cerca di piacere a lei? E il donarsi a lei e amarla è forse
un separarsi, o un allontanarsi dal tuo amore?
65.
Eppure, mio amabile
Maestro, se ciò che ho detto risulta vero, la maggior parte
degli intellettuali, a punizione del proprio orgoglio, non saprebbe far
di più per allontanare dalla devozione alla tua santa Madre,
o per condurre all'indifferenza verso di essa. Difendimi, Signore,
difendimi da questo loro sentire e agire; dammi invece un po' di quei
sentimenti di riconoscenza, di stima, di rispetto e di amore che tu
nutri verso la tua santa Madre, affinché io possa
maggiormente amare e glorificare te, imitandoti e seguendoti da vicino.
66.
Come
se finora non avessi
detto nulla in onore della tua santa Madre, fammi la grazia di lodarla
degnamente, nonostante tutti i suoi nemici, che sono anche i tuoi, ai
quali io voglio dire ad alta voce con i santi: «Non presuma
di ottenere misericordia da Dio chi offende la sua santa
Madre».
67.
Per
ottenere dalla tua
misericordia un'autentica devozione alla tua santa Madre e per
diffonderla su tutta la terra, fa che io ti ami ardentemente e accogli
per questo l'ardente supplica che ti voglio fare, con sant'Agostino e
con i tuoi veri amici. «Tu sei, o Cristo, il mio padre santo,
il mio Dio pieno di misericordia, il mio re infinitamente grande, tu
sei il mio pastore amorevole, il mio unico maestro, il mio aiuto pieno
di bontà, il mio amato, di bellezza somma, il mio pane Vivo,
il mio eterno sacerdote, sei la mia guida verso la patria, la mia vera
luce, la mia dolcezza tutta santa, la Via del mio ritorno; sei la
sapienza che brilla per il suo splendore, la semplicità
pura, la mia pace serena; sei tutta la mia protezione, la mia preziosa
eredità, la mia salvezza eterna. O Gesù Cristo,
mio Signore, perché in tutta la mia vita ho amato,
desiderato altro diverso da te, Gesù mio Dio? Dov'ero quando
non pensavo a te? Ah! almeno a partire da ora, che il mio cuore non
abbia altri desideri, altri ardori che per il Signore Gesù;
che non si dilati che per amare lui solo. Desideri dell'anima mia,
correte; e già abbastanza tardi; affrettatevi a raggiungere
lo scopo al quale aspirate, cercate davvero colui che cercate. O
Gesù, anatema sia chi non ti ama! Sia pieno di amarezza chi
non ti ama! O dolce Gesù, sii l'amore, la delizia e
l'ammirazione di ogni cuore degnamente consacrato alla tua gloria. Dio
del mio cuore, mia eredità, divino Gesù, il mio
cuore sprofondi nel tuo santo svenimento; sii tu stesso la vita mia;
che nella mia anima s’accenda il carbone bruciante del tuo
amore e che avvampi un incendio tutto divino; possa bruciare senza
tregua sull'altare del mio cuore e incendiare il mio essere fino in
fondo; possa consumare l'intimo dell'anima mia; e infine, nel giorno
della mia morte, possa comparirti davanti tutto consumato nel tuo
amore. Amen.» Ho voluto trascrivere questa meravigliosa
preghiera di sant'Agostino perché la si ripeta tutti i
giorni per chiedere l'amore di Gesù, che noi cerchiamo per
mezzo della divina Maria.
68.
SECONDA
VERITÀ: Da
ciò che Gesù è nei nostri riguardi,
bisogna concludere che noi non ci apparteniamo, come dice l'Apostolo,
ma siano totalmente suoi, come suoi membri e suoi schiavi, che egli ha
riscattato a caro prezzo, versando tutto il suo sangue. Prima del
battesimo noi eravamo del demonio, come schiavi suoi; il battesimo ci
ha reso veramente schiavi di Gesù Cristo, i quali non devono
vivere, né lavorare, né morire che per portare
frutto per questo Dio Uomo, per glorificarlo nel nostro corpo e farlo
regnare nell'anima nostra: noi siamo sua conquista, popolo acquistato e
sua eredità. E' per lo stesso motivo che lo Spirito Santo ci
paragona: 1°. ad alberi piantati lungo le acque della grazia,
nel campo della Chiesa, che a suo tempo devono dare i loro frutti;
2°. ai tralci di una vite, di cui Gesù Cristo
è il tronco, che devono maturare una buona uva; 3°.
a un gregge, di cui Gesù Cristo è il pastore che
deve moltiplicarsi e dare latte; 4°. a una fertile terra, di
cui Dio è l'agricoltore e nella quale il seme si moltiplica
e produce il trenta, il sessanta o il cento per uno. Gesù
Cristo ha maledetto il fico sterile e ha condannato il servo inutile,
che non aveva fatto fruttificare il suo talento. Questo dimostra che
Gesù Cristo desidera avere frutti dalle nostre deboli
persone; vuole vedere le opere buone, perché queste gli
appartengono in modo esclusivo: «Creati in Gesù
Cristo per le buone opere». Queste parole dello Spirito Santo
mostrano che Gesù Cristo è l'unico principio e
deve essere l'unico fine di tutte le nostre buone opere e che noi lo
dobbiamo servire, non solo come dei servi salariati, ma come schiavi
d'amore. Ora mi spiego.
69.
Vi
sono due modi,
quaggiù, di appartenere a un altro e di dipendere dalla sua
autorità: la semplice servitù e la
schiavitù; ciò che noi chiamiamo servo e schiavo.
Con la servitù, diffusa tra i cristiani, un uomo si impegna
a servirne un altro durante un certo tempo, con un salario o una
ricompensa. Con la schiavitù, un uomo è
totalmente dipendente da un altro per tutta la vita e deve servire il
suo padrone senza esigere alcun salario ne ricompensa, come se fosse
una delle sue bestie sulla quale si ha diritto di vita e di morte.
70.
Vi
sono tre specie di
schiavitù: la schiavitù di natura, la
schiavitù forzata e la schiavitù volontaria.
Tutte le creature sono schiave di Dio nel primo modo: «Del
signore è la terra e quanto contiene»; i demoni e
i dannati lo sono nel secondo modo; i giusti e i santi lo sono nel
terzo modo. La schiavitù volontaria è la
più perfetta e rende maggior gloria a Dio: essa riguarda il
cuore, esige il cuore e si riferisce al Dio del cuore, o della
volontà d'amore; con questa schiavitù si compie
la scelta di Dio e del suo servizio, al di sopra di ogni cosa, anche
quando la natura non lo esige.
71.
C'è una
fondamentale differenza tra un servo e uno schiavo. 1° Un servo
non dà al suo padrone tutto ciò che egli
è o che ha, o tutto ciò che può
acquisire da altri o da se stesso; lo schiavo invece dà al
suo padrone tutto se stesso, tutto ciò che possiede e
ciò che potrebbe acquisire, senza nessuna eccezione.
2° Il servo esige una paga per i servizi che rende al suo
padrone; lo schiavo invece non può chiedere nulla, qualunque
sia il suo impegno, l'importanza e la durezza del suo lavoro.
3° Il servo può abbandonare il suo padrone quando
vuole, o almeno quando scade il tempo del servizio; lo schiavo invece
non ha il diritto di lasciare il suo padrone quando vuole. 4°
Il padrone del servo non ha su di lui nessun diritto di vita o di
morte, in modo che se lo uccidesse come una delle sue bestie da lavoro
commetterebbe un omicidio ingiusto; invece il padrone dello schiavo ha
su di lui - per legge - diritto di vita e di morte, cosicché
egli lo può vendere a chi vuole, o ucciderlo, come farebbe -
passi il paragone - con il suo cavallo. 5° Infine, il servo non
è a servizio del suo padrone che per un tempo determinato,
mentre lo schiavo lo è per sempre.
72.
Non
c'è nulla
tra gli uomini che ci faccia appartenere a un altro più
della schiavitù; allo stesso modo tra i cristiani non
c'è nulla che ci faccia appartenere più
completamente a Gesù Cristo e alla sua santa Madre che la
schiavitù volontaria, secondo l'esempio di Gesù
Cristo stesso, che ha preso «la condizione di
schiavo» per nostro amore, e della Vergine Santa, la quale si
è dichiarata serva e schiava del Signore. L'Apostolo si
onora del titolo di «servo di Cristo». Nella Sacra
Scrittura i cristiani sono spesso chiamati servi di Cristo. Il termine
di servo, secondo la giusta osservazione di un dotto, un tempo
significava schiavo, non essendoci ancora dei servi come sono intesi
oggi; i padroni erano serviti solo da schiavi, o da liberti. Il
Catechismo del santo Concilio di Trento, per non lasciarci alcun dubbio
di essere schiavi di Gesù Cristo, si esprime con un termine
che non può essere equivoco e ci chiama mancipia Christi,
schiavi di Gesù Cristo.
73.
Detto
questo, affermo che
dobbiamo appartenere a Gesù Cristo e servirlo non solo come
dei servitori pagati, ma come degli schiavi per amore, che si danno a
causa di un grande amore e si dedicano a servirlo in qualità
di schiavi, per il solo onore di appartenergli. Prima del battesimo noi
eravamo schiavi del demonio; il battesimo ci ha reso schiavi di
Gesù Cristo; per i cristiani è possibile essere:
o schiavi del demonio, oppure schiavi di Gesù Cristo.
74.
Ciò che affermo
di Gesù Cristo in modo assoluto, lo dico della Vergine Santa
in modo relativo, avendola Gesù Cristo scelta come compagna
indissolubile della propria vita, morte, gloria e potere, in cielo e
sulla terra; le ha così dato per grazia, relativamente alla
sua Maestà, tutti i diritti e i privilegi che egli possiede
per natura. Dicono i santi: «Tutto ciò che
Conviene a Dio per natura, Conviene a Maria per grazia».
Dunque, secondo essi, non avendo i due che una medesima
volontà e potere, hanno anche gli stessi sudditi, servitori
e schiavi.
75.
Secondo il pensiero dei
santi e di molti Studiosi autorevoli, possiamo dirci e farci schiavi
d'amore della Santa Vergine, al fine di esser in tal modo
più perfettamente schiavi di Gesù Cristo. La
Santa Vergine è il mezzo di cui il Signore si è
servito per venire a noi; ed è anche il mezzo di cui noi ci
dobbiamo servire per andare a lui; ella non è come le altre
creature, che potrebbero allontanarci piuttosto che avvicinarci a Dio,
se ci attacchiamo ad esse; invece la propensione più forte
di Maria è di unirci a Gesù Cristo, suo Figlio; e
la più forte inclinazione del Figlio è che si
vada a lui per mezzo della sua santa Madre; e gli si fa onore e
piacere, come lo si farebbe a un re, facendosi schiavo della regina per
diventare più perfettamente suo suddito e schiavo. Per
questo i santi Padri, e san Bonaventura dopo di essi, dicono che la
Santa Vergine è la via per andare al Signore.
76.
Di
più, se -
come ho già detto - la Santa Vergine è la Regina
e la Sovrana del cielo e della terra: «Ecco, tutto
è sottomesso al volere di Dio, anche la Vergine; ecco, tutto
è sottomesso al volere della Vergine, anche Dio»,
dicono sant'Anselmo, san Bernardo, san Bernardino, san Bonaventura,
allora non ha ella forse tanti sudditi e schiavi quante sono le
creature? E non è pensabile che tra tanti schiavi per forza,
ve ne siano di quelli per amore, che per loro libera volontà
scelgono Maria come loro sovrana, in qualità di schiavi? Se
gli uomini e i demoni hanno i loro schiavi volontari, forse che Maria
non potrebbe averne? Del resto un re considererebbe un onore il fatto
che la regina, sua consorte, abbia degli schiavi sui quali avere
diritto di vita e di morte, poiché l'onore e il potere
dell'uno è l'onore e il potere dell'altra; e chi potrebbe
credere che il Signore, come il migliore dei figli, abbia fatto parte
di tutto il suo potere alla sua santa Madre e trovi poi strano che ella
abbia degli schiavi? Ha egli meno rispetto e meno amore per sua Madre,
che non Assuero per Ester e Salomone per Betsabea? Chi lo potrebbe
pensare?
77.
Ma
dove mi conduce la
penna? Perché mi fermo a provare una cosa cosi evidente? E
poi, se non ci si vuole considerare schiavi della Vergine Santa, che
importa? Ci si faccia e ci si dica schiavi di Gesù Cristo!
Ma lo si è lo stesso della Vergine Santa, poiché
Gesù è frutto e gloria di Maria. E'
ciò che si realizza in modo perfetto con la devozione di cui
parleremo tra poco.
78.
TERZA
VERITÀ: Le
nostre migliori azioni sono di solito macchiate e corrotte dal cattivo
fondo che è in noi. Quando si mette dell'acqua limpida e
pulita in un vaso che sa di cattivo, o del vino in una botte che
è stata guastata da altro vino, l'acqua pulita e il vino
buono vengono guastati e facilmente prendono un cattivo odore. Allo
stesso modo quando Dio mette le sue grazie e rugiade celesti, o il vino
delizioso del suo amore, nel vaso della nostra anima, guastata dal
peccato originale e attuale, questi doni vengono di solito guastati e
rovinati dal cattivo lievito e dal cattivo fondo che il peccato ha
lasciato dentro di noi; le nostre azioni, anche quelle che riguardano
le virtù più sublimi, ne risentono. E' dunque
molto importante, per raggiungere la perfezione che si ottiene soltanto
con l'unione a Gesù Cristo, saperci svuotare di
ciò che vi è cattivo dentro di noi; altrimenti il
Signore che è infinitamente puro e che non tollera per nulla
la più piccola macchia dell'anima ci rigetterà da
sé e non si unirà a noi.
79.
Per
vuotarci di noi stessi
bisogna anzitutto conoscere bene - con la luce dello Spirito Santo - il
nostro cattivo fondo, l'incapacità nostra di operare il bene
utile alla salvezza, la nostra debolezza in ogni cosa, l'incostanza
continua, l'indegnità alla grazia e la malvagità
presente ovunque. Il peccato del primo padre ci ha tutti - quasi
completamente - guastati, inaciditi, gonfiati e corrotti, come il
lievito inacidisce, gonfia e corrompe la pasta dove è stato
messo. I peccati attuali da noi commessi - mortali o veniali - anche se
sono stati perdonati, hanno aumentato la nostra concupiscenza, la
debolezza, l'incostanza e la corruzione, lasciando dei rifiuti nella
nostra anima. I nostri corpi sono talmente corrotti da essere chiamati
dallo Spirito Santo corpi di peccato, concepiti nel peccato, nutriti
nel peccato e capaci di tutto; corpi soggetti a mille e mille malattie,
che si corrompono ogni giorno più, capaci di generare solo
scabbia, parassiti e corruzione. La nostra anima poi, unita al corpo,
è diventata così carnale da essere chiamata
carne: «Ogni carne aveva pervertito la sua condotta sulla
terra». Abbiamo in eredità solo orgoglio,
accecamento dello spirito, durezza del cuore, debolezza e incostanza
dell'anima, concupiscenza, passioni in subbuglio e malattie del corpo.
Siamo, per condizione di natura, più orgogliosi dei pavoni,
più attaccati alla terra dei rospi, più brutti
dei capri, più invidiosi dei serpenti, più
ingordi dei porci, più collerici delle tigri, più
pigri delle tartarughe, più deboli delle canne e
più incostanti delle banderuole. Non abbiamo dentro di noi
che il nulla e il peccato e non meritiamo altro che l'ira di Dio e
l'inferno eterno.
80. Dopo
ciò,
dobbiamo meravigliarci se il Signore ha detto a colui che lo voleva
seguire di rinunciare a se stesso e di odiare la propria anima; e che
colui che amava la propria anima l'avrebbe perduta, e colui che la
odiava l'avrebbe salvata? Questa infinita Sapienza, che non
dà ordini senza un motivo, ci ordina di odiare noi stessi
perché siamo grandemente degni di odio: nulla di
più degno d'amore che Dio; nulla di più degno di
odio che noi stessi.
81.
Ancora: per vuotarci di noi
stessi dobbiamo morire ogni giorno a noi stessi; bisogna
cioè rinunciare alle operazioni delle potenze dell'anima, e
dei sensi del corpo; dobbiamo vedere come se non vedessimo, ascoltare
come se non ascoltassimo, usare le cose di questo mondo come se non le
usassimo. E' ciò che san Paolo chiama morire ogni giorno:
«Ogni giorno io affronto la morte». «Se
il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo»;
rimane a terra e non produce nessun frutto buono. Se non moriamo a noi
stessi, se le nostre devozioni più sante non ci conducono a
questa morte necessaria e feconda, non porteremo frutto valido e le
nostre devozioni rimarranno inutili, le nostre opere di giustizia
saranno macchiate dall'amor proprio e dalla nostra volontà,
e così Dio rifiuterà i più grandi
sacrifici e le azioni migliori che noi possiamo compiere; alla nostra
morte ci troveremo con le mani vuote di virtù e di meriti,
privi di una sola scintilla di quel puro amore che viene comunicato
alle anime che muoiono a se stesse e la cui vita è nascosta
con Gesù Cristo in Dio.
82.
Infine, dobbiamo scegliere
tra tutte le devozioni alla Santa Vergine quella che maggiormente ci
porta a questa morte a noi stessi, essendo questa la migliore e la
più santificante; non dobbiamo credere che tutto
ciò che luccica sia oro, che tutto ciò che
è dolce sia miele, che tutto ciò che è
facile da compiere e praticato dalla maggior parte sia più
santificante. Come in natura vi sono dei segreti per realizzare in poco
tempo, con poca spesa e con facilità, certe operazioni
naturali, così vi sono dei segreti nell'ordine della grazia,
per compiere in poco tempo, con dolcezza e facilità, le
operazioni soprannaturali, come il vuotarsi di se stessi, il ricolmarsi
di Dio e il diventare perfetti. La pratica di devozione che voglio
rivelare è uno di questi segreti di grazia, sconosciuto alla
maggior parte dei cristiani, conosciuto da pochi devoti e praticato e
gustato da un piccolissimo numero. Per iniziare a scoprire questa
pratica di devozione, ecco una quarta verità conseguente
alla terza.
83.
QUARTA
VERITÀ: E'
più perfetto perché più umile il non
avvicinarsi a Dio da soli, senza un mediatore. La nostra condizione
umana è così corrotta - come ho dimostrato - che
se contiamo sui nostri sforzi, iniziative e disposizioni per arrivare a
Dio e piacergli, è certo che tutte le nostre opere buone
saranno macchiate, o di poco peso davanti a Dio per indurlo ad unirsi a
noi ed esaudirci. Non è infatti senza motivo che Dio ci ha
dato dei mediatori presso la sua Maestà: ha visto la nostra
indegnità e incapacità e ha avuto
pietà di noi; per permetterci di accedere alle sue
misericordie ci ha provvisti di intercessori potenti presso la sua
grandezza; trascurare questi mediatori e avvicinarci direttamente alla
sua santità senza nessuna presentazione è mancare
di umiltà e di rispetto verso Dio, così eccelso e
santo; sarebbe dare meno attenzione a questo Re dei re, di quella che
si usa dare a un re o ad un principe della terra, al quale non ameremmo
avvicinarci senza un qualche amico che ci presenti.
84.
Il
Signore è
nostro avvocato e mediatore di redenzione presso Dio Padre;
è per mezzo di lui che noi dobbiamo pregare con tutta la
Chiesa trionfante e militante; è per mezzo di lui che
abbiamo accesso alla Maestà divina e non dobbiamo mai
comparire davanti a lui se non sostenuti e rivestiti dei suoi meriti,
come il piccolo Giacobbe rivestito dalle pelli dei capretti davanti a
suo padre Isacco per ricevere la sua benedizione.
85.
Ma
non abbiamo forse
bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso? La nostra purezza
è abbastanza grande per unirci direttamente a lui e da soli?
Non è egli forse Dio, in ogni cosa uguale al Padre e quindi
il Santo dei santi, altrettanto degno di rispetto che il Padre suo? Se
per infinito amore egli si è fatto nostro garante e
mediatore presso Dio suo Padre, per placarlo e pagare ciò
che noi gli dovevamo, bisogna per questo che gli dobbiamo meno rispetto
e meno amore per la sua maestà e santità? Diciamo
dunque arditamente con san Bernardo che abbiamo bisogno di un mediatore
presso il Mediatore stesso e che la divina Maria è colei che
è più capace di svolgere questo compito di
carità; è per mezzo di lei che Gesù
Cristo è venuto a noi ed è per mezzo di lei che
noi dobbiamo andare a lui. Se abbiamo timore di andare direttamente a
Gesù Cristo Dio, a causa della sua infinita grandezza, o per
la nostra pochezza, o a motivo dei nostri peccati, invochiamo con
coraggio l'aiuto e l'intercessione di Maria nostra Madre: ella
è buona e tenera, non c'è nulla in lei di austero
e scostante, nulla di troppo alto e di troppo abbagliante; guardando
lei, noi vediamo la nostra semplice natura. Ella non è il
sole, che per la violenza dei suoi raggi potrebbe abbagliarci a causa
della nostra debolezza; è invece bella e dolce come la luna,
che riceve la luce dal sole e la tempera per renderla adatta alla
nostra debole portata. E' così piena di carità
che non rigetta nessuno di coloro che invocano la sua intercessione,
anche se sono peccatori; dicono i santi: non si è mai
sentito dire, da che mondo è mondo, che qualcuno sia ricorso
alla Vergine Santa con fiducia e perseveranza e sia stato da lei
rifiutato. Ella è così potente che mai le sue
domande sono state rigettate; non ha che da presentarsi davanti al
Figlio suo per pregarlo e subito egli accoglie ed esaudisce; egli viene
sempre vinto amorevolmente dal suo seno, dal suo grembo e dalle
preghiere della sua cara Madre.
86.
Tutto
questo è
tratto dagli scritti di san Bernardo e di san Bonaventura; secondo
essi, noi abbiamo tre gradini da salire per andare a Dio: il primo, il
più vicino a noi e più conforme alla nostra
possibilità è Maria; il secondo è
Gesù Cristo; il terzo è Dio Padre. Per andare a
Gesù, bisogna andare a Maria, nostra mediatrice di
intercessione; per andare all'eterno Padre, bisogna andare a
Gesù, nostro mediatore di redenzione. Ora, mediante la
pratica - di devozione che esporrò tra poco, è
proprio questo l'ordine che si segue in modo perfetto.
87.
QUINTA
VERITÀ: Vista la
nostra debolezza e fragilità, è molto difficile
per noi conservare le grazie e i tesori che abbiamo ricevuto da Dio:
1° . Perché conserviamo questo tesoro, che vale
più del cielo e della terra, in vasi fragili di creta,
cioè in un corpo corruttibile, in un'anima debole e
incostante, che un nulla scuote e abbatte.
88.
2°.
Perché i demoni, che sono ladri astuti, ci vogliono
sorprendere per derubarci e svaligiarci; essi spiano giorno e notte il
momento favorevole; si aggirano di continuo attorno a noi per divorarci
e toglierci in un attimo, per mezzo di un peccato, ciò che
abbiamo potuto guadagnare in grazia e in meriti durante molti anni. La
loro malizia ed esperienza, le loro astuzie e il loro numero ci devono
far temere moltissimo questa sventura, visto che persone piene di
grazie, molto ricche in virtù, più mature in
esperienza e più elevate in santità, sono state
sorprese, derubate e infelicemente saccheggiate Ah! quanti cedri del
Libano e stelle del firmamento si sono visti cadere miseramente e
perdere in poco tempo la loro altezza e lo, splendore! Da dove viene
questo strano cambiamento? Non è stata una mancanza di
grazia, che non viene meno a nessuno, ma una mancanza dì
umiltà; si sono creduti più forti e sicuri di
quanto non fossero; si sono ritenuti capaci di custodire i loro tesori;
si sono fidati e appoggiati su se stessi; hanno creduto la loro casa
abbastanza sicura, le loro casseforti abbastanza solide per custodire
il prezioso tesoro della grazia, e a causa di questa sottile fiducia in
se stessi (anche se sembrava loro di appoggiarsi unicamente sulla
grazia di Dio), il Signore giustissimo, abbandonandoli a se stessi, ha
permesso che fossero derubati. Ahimè! Se avessero conosciuto
la meravigliosa devozione che in seguito presenterò,
avrebbero affidato il loro tesoro alla Vergine potente e fedele, che
glielo avrebbe custodito come un bene suo, e persino se ne sarebbe
fatto un dovere di giustizia.
89.
3°. E' difficile
perseverare nello stato di grazia, a causa della incredibile corruzione
del mondo. Il mondo è oggi così corrotto che
quasi per necessità i cuori religiosi sono macchiati, se non
dal suo fango, almeno dalla polvere; è quasi un miracolo se
una persona riesce a rimanere salda in mezzo a questo torrente
impetuoso senza essere trascinata, o in mezzo a questo mare tempestoso
senza esserne sommersa, o saccheggiata dai pirati e dai corsari, o in
mezzo a questa aria inquinata senza rimanere danneggiata: è
la Vergine sempre fedele, in cui il serpente non ha mai agito, che
opera questo miracolo nei confronti di quelli e quelle che l'amano nel
miglior modo.